L'arte della ceramica

Il territorio di Civita Castellana è costituito da tufo litoide, puzzolana e lave prodotte dai vulcani spenti dei monti Sabatini e Cimini. E’, inoltre, ricco di argille plastiche grigie e gialle, ossido di ferro e caolino puro, paste adattissime per la ceramica.

La storia dell’arte della ceramica a Civita è molto antica ne abbiamo le prove con reperti archeologi del popolo falisco, per arrivare allo statuto comunale del 1556, in cui si rileva che fin dal XVI esisteva in città la “Corporazione dei Vascellari” a cui erano associati coloro che lavoravano l’argilla per utensili. 

Costoro nella processione che si teneva durante le feste patronali occupavano il terzo posto nei mestieri che sfilavano, ciò significa che erano numerosi ed importanti. Nel XVII e XVIII secolo con la scoperta delle vernici piombifere boraciche e degli smalti stanniferi, sempre utilizzando le materie prime locali, sorgevano le prime manifatture di terraglie con piu’ o meno successo. Furono iniziate da Buonaccorsi, passarono poi a Consalvo Adorni, a Giuseppe Valadier, a Francesco e Giuseppe Antonino Mizzelli, che il 7 marzo 1792 ottenevano da Papa Pio VI di poter scavare l’argilla nei territori di Civita, Sutri, Ponzano e S'Oreste.

La fabbrica sorgeva su un terreno della famiglia Buonaccorsi nei pressi del fiume Treia. Fu verso la fine del 1700 che l’arte della ceramica incrementò e raggiunse la perfezione con Giovanni Trevisan, detto il Volpato, che ottenne dalla Camera Apostolica il permesso di poter scavare argille plastiche su una superfice di 18 KM dal monte Soratte e riuscì soltanto con le terre locali a fare dei lavori di pregio, infatti durante l’esposizione di manufatti a Roma fu premiato da Napoleone I con medaglia d’argento. Anche Francesco Coramusi, ceramista civitonico, nel 1806 ebbe la concessione di poter estrarre l’argilla, e fu premiato in Campidoglio il 26 agosto 1810, con medaglia d’argento e diploma onorifico per le sue maioliche. Il Coramusi prese anche in affitto la fabbrica del Mizzelli per 18 anni, pagando annualmente 15 scudi alla famiglia Buonaccorsi e altri 15 alla Camera Apostolica. Intanto in Inghilterra veniva inventato da Giuseppe Bramh il water-closed, il cesso ad acqua, ovvero il cesso inodore, che farà diventare dopo alcuni anni, insieme all'industria delle piastrelle e stoviglie, Civita Castellana centro molto importante nell’industria della ceramica.

Nel 1803 il Volpato morì e fu sostituito dal figlio Giuseppe che nel 1826 ottenne da papa Leone XII la concessione di continuare a scavare. La fabbrica passò poi da Giuseppe al nipote Angelo, poi al figlio Mariano che nel 1850 la cedette al bolognese Tommaso Roversi, che continuò egregiamente l’opera. Al Roversi succedette Giacomo Ruvinetti che con Laurenti e i fratelli Profili costituirono la ditta di stoviglierie Ruvinetti & C., fondata nel 1890, la quale decise di abbandonare le materie locali per la terra di Vicenza. La produzione migliorò, ma i costi non ressero la concorrenza delle altre fabbriche locali e nazionali ed estere, e ne decretò il fallimento. Contemporaneamente alla fabbrica Ruvinetti cessavano anche il Coramusi, il Brunelli, i fratelli Cassieri stoviglierie ed artistica fondata nel 1839.

La società Conti & C. impiantava una fabbrica nella località Montarozzo che falliva e rinasceva nell’ex convento dei Cappuccini. Nel 1881 nasceva la “Fabbriche riunite per la ceramica” di Casimiro Marcantoni associato ad Alceo Conti, la fabbrica disponeva di vasti locali, aveva in attività cinque grandi fornaci e una produzione di circa 200.000 pezzi di stoviglie mensili. I piatti venivano venduti a L. 1,05 la dozzina e L. 0,77 per i bianchi. Altra ditta importante fu quella di Filippo Berardi & C., incominciò a lavorare il 20 Dicembre 1907, erano in funzione due forni, faceva dieci cotture al mese, producendo circa 91.000 pezzi assortiti, tutta la merce era acquistata dalla ditta Fedele Rodriguez di Roma e dava da vivere a circa cinquanta famiglie.

La ditta Alfredo Brunelli produceva stoviglie impiegando molti operai che lavoravano a cottimo, aveva tre forni e produceva annualmente circa un milione di pezzi assortiti. La ceramica Percossi G.R. & C., fondata nel 1900 produceva piastrelle e realizzò per conto del famoso artista Basilio Cascella i pannelli murali che decorano il porticato delle terme di Montecatini, cessava l’attività nel 1930. C’erano poi le fabbriche di ceramiche artistiche di Agostino Colonelli, i fratelli Crestoni, 1900-1931, la ceramica Falisca Ars 1900-1920, la ceramica Coletta Ugo & C. 1900-1960, che produceva stoviglie ed articoli sanitari.

Le piu’ importanti per la produzione di cessi inodori uso inglese lavabi e tazze, vasche erano la Vincenti e Basili, nata nel 1900, e nel 1911 Serafino Vincenti vinceva tre medaglie d’oro alla prima mostra romana della ceramica, nel 1927 insieme con il fratello rilevava la SAFAC nata nel 1924 e fondava la Serafino Vincenti & C., che cessava la sua attività nel 1997. Nasceva poi la ”Cooperativa Operai Ceramisti” diretta da Casimiro Marcantoni, costituita da un gruppo di operai licenziati dalla Vincenti, che continuerà la sua attività sino agli anni sessanta.

Il Marcantoni produceva annualmente 12.000 cessi al prezzo di L. 6 cadauno, 2.400 lavabi a L. 9.76, 800 tazze (ogni cento) a L. 10 e 240.000 piatti (ogni cento) a L. 9. Gli operai lavoravano a cottimo e guadagnavano circa L. 2,50 al giorno. Il costo maggiore veniva dalla legna per le fornaci che era di L. 170 per la cottura tra biscotto e finito, poiché la fornace impiegava circa 36 ore. Il prodotto era apparentemente bello, ma la fragilità delle paste e la grinatura delle vernici faceva si che fosse di poca durata. I prodotti venivano consegnati alla stazione di Civita e tra carico, scarico e imballaggio costavano circa L. 60 a vagone. Infine nel 1911 Alessandro Sbordoni fondava una ceramica che oltre agli articoli sanitari produceva anche piastrelle e oggetti artistici. Nascevano tre stabilimenti, due a Civita, uno a Stimigliano Scalo, ma cessava l’attività nel 1968. 

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